Beghine di Provenza

Douceline de DIGNE (1215 – 1274)

Originaria del Sud della Francia, nasce a Digne da una pia famiglia borghese, poi cresce a Barjois. Prende la decisione di diventare beghina, tornando da un soggiorno al convento delle Clarisse Digne.
Intorno al 1240, Douceline de Digne, sorella del francescano Hugues de Digne, fonda due beghinaggi in Provenza che si prodigano in opere caritatevoli. Sono conosciuti collettivamente come” la casa di Roubaud”. Per Douceline, il ruolo di una fondatrice e madre spirituale di donne religiose laiche comprendeva un impegno per gli ideali di carità attiva e povertà assoluta. Due diverse interpretazioni sono state espresse a suo riguardo. In primo luogo, dalla vita di Douceline, possiamo sostenere che le sue espressioni di carità evangelica e povertà assoluta erano un riflesso ortodosso di un insieme di ideali spirituali francescani, beghinali e mistici. Diversamente, c’è chi, come Aviad Kleinberg, mette in discussione Douceline come agente cosciente nella creazione e manipolazione della propria santità. La tesi di Kenn Lynn Morris dimostra che lo sviluppo della santità ortodossa di Douceline era basato su un impegno cooperativo da parte della comunità per creare uno stile di vita che incarnava la carità attiva .
Fonti: www.wikipedia.com ; www.medievalist.net
Kelly Lynn Morris, The vita of Douceline de Digne (1214-1274): Beguine spirituality and orthodoxy in thirteenth century Marseilles, University of Cagary (Canada), July 2001

Ulteriori informazioni raccolte eseguendo la traduzione verso l’Italiano del libro di J.H.Albanès*
Icona di Santa Douceline
by Elisabeth Lamour

Nomen est omen” (il nome è un segno), come dicono i latini, intendendo il presagio che il nome esercita sulla vita di una persona. Questo fu certamente il caso di Douceline. “Una nota di dolcezza silenziosa e trasparente percorre l’intera lunghezza della sua storia e permea la sua preghiera, i soliloqui della sua anima, le sue visioni, le evasioni mistiche del suo spirito, l’aerea leggerezza del suo corpo nei trasporti della levitazione” (p. 6), si legge nella prefazione di Claude-Louis Combet, che parla della “mellifluenza” del suo nome.
Dolcezza e pazienza, senza dubbio, ma anche fermezza e determinazione nella creazione del progetto beghinale, che ricevette direttamente dalla Vergine Maria, attirando rapidamente un gran numero di persone, soprattutto vedove, provenienti dalle famiglie della borghesia e dell’aristocrazia provenzale. Fondò due beghinaggi, che chiamò Maisons Roubaud, dal nome del fiume locale, e che amministrò con fervore e autorità.
Esigente con se stessa, teneva molto ai valori di umiltà, semplicità e compassione per i malati, sulle orme del padre, del fratello Ugo di Digne e del Poverello, Francesco d’Assisi. Questi ultimi due sarebbero stati i suoi modelli per tutta la sua missione.
Ugo di Digne, rinomato francescano vicino al pensiero di Gioacchino da Fiore, trovò il suo doppio femminile nella sorella minore, così come Francesco d’Assisi fece con Chiara. Tuttavia, Douceline dimostrò diffidenza verso gli altri uomini, mostrandosi intransigente nei confronti delle sue consorelle che deviavano da questa regola.
Douceline non era una suora, sebbene avesse scelto di fare voto con il fratello “di verginità, povertà e obbedienza“, ma “non appartenne mai a nessun ordine e visse sempre nel mondo” (p. 81). Le beghine della comunità di Roubaud potevano conservare i loro beni e quindi sostenere il beghinaggio. La clausura non era prevista dalla Regola, quindi ne consegue che “potevano lasciare l’istituto e persino viverci fuori” (p. 83). Erano abitanti della città, integrati nella società dell’epoca. Il loro abito era laico, modesto, di colore scuro, con una mantiglia di lino o di stoffa bianca, il “béguin“, rimasto nel vernacolare francese.
Più esperta di estasi che di scrittura, Douceline ebbe fin dall’infanzia un intenso rapporto con alberi, uccelli e fiori.
Prodiga di miracoli, sperimentò guarigioni che la resero famosa anche tra personaggi influenti, in particolare i conti di Provenza. Incline a estasi e levitazioni, fu talvolta oggetto di curiosità malsane e si rifiutò di renderle pubbliche.
Morì nel beghinaggio di Marsiglia, nel sobborgo che in seguito prese il nome di Roubaud, circondata dalla sua comunità di beghine, frati francescani e suore di Sion. Folle di marsigliesi accorrevano a lei, riconoscendola già in odore di santità.

Questo testo è stato rivisto da Vivianne-Marie e Muriel Raphaëlle (Mémoire d’Elles). Grazie.

* J.H. Albanès (curatore e traduttore cero il Francese), La Vie de Sainte Douceline, composta nel tredicesimo secolo in lingua provenzale da Philippine de Porcellet, Prefazione Claude-Louis Combet, Éd, Jerôme Millon, 2020

Philippine de PORCELLET (XIII)

Nativa di Arles, è discepola di Douceline de Digne e fa parte della comunità che si è stabilita intorno a lei fuori dalla città di Hyères, dove si ritrovano donne provenzali desiderose di dedicarsi a Dio, senza per questo imporsi una regola canonica. Esse si dedicano ai poveri e agli ammalati.
Nel 1297, Philippine scrive in Occitano La Vida Beneaurada Sancta Douceline, Tradotto in francese dall’abate J.H. Albanès nel 1879. L’opera di Philippine è l’unico testo che ci parla di Douceline, della sua personalità e della sua vita interiore, della sua avventura spirituale. Attualmente si trova a Parigi, presso la Bibliothèque Nationale. Gli esperti ritengono che questa agiografia sia stata scritta “poco dopo la morte della Santa” (p. 37) e che sia stata redatta in occitano per renderla comprensibile alle discepole, con l’obiettivo di ravvivare in loro il ricordo della santa madre, delle sue virtù, delle sue parole, dei suoi miracoli. Ricordiamo tuttavia che le beghine usarono le lingue volgari in tutti i loro testi.
Philippine, Dama di Artignosc, discendeva da una delle genealogie più solide della Provenza. Sposata con Fouques de Pontèves, fu madre di tre figlie, ma rimase presto vedova e subito dopo si unì alla famiglia Roubaud. Essendo potente e ricca, provvedeva alle necessità dell’Istituto. Sopravvisse a Santa Douceline per più di quarant’anni.
Dopo la morte della Santa, fu scelta dalle beghine per dirigere l’istituto, così come era già stata Vicaria, designata dalla stessa Douceline mentre era in vita.

A seguito i nomi della Priore delle beghine di Roubaud riuniti dall’abate Albanès:

I. Sainte Douceline, 1250?-1274
II. Philippine de Porcellet,1274 ?
III. Huguette Ancelme, 20 avril1292.
IV. Bérengère de Flotte, 13 janvier 1298.
V. Philippine de Porcellet, la jeune, 1329-1341.
VI. Jeanne de Porcellet, 17 juillet 1343
VII. Douce de Vivaud, 1359-1366.
VIII. Jacquette Monnier, 7 juin 1390.
IX. Marguerite de Ulmo, 1397-1401.
X. Marguerite d’Alon, 1397-1414.
I due ultimi nomi designano forse la stessa persona, la quale fu priora del beghinaggio almeno fin dal 1395.
(p.94-95)

RIXENDA (XIII)
Questa beghina di Narbonne, nel sud della Francia, testimoniò che verso il 1280 se ne andò in paradiso dove vide Gesù in piedi e alla sua destra sua madre Maria e San Francesco … vide suo padre e sua madre in Purgatorio … le dicono che grazie alle sue preghiere molte anime vengono tolte dal Purgatorio … vede suo padre e sua madre alla Porta del Paradiso, dove furono serenamente accolti”(Laura Swam, The winsdom of beguines, p.114)

SPARRONE (XIII)
Beghina di Aix-en-Provence, è citata nella lista della voce « Beghine, Begardi, Beghinaggi », curata da A.Mens nel Dizionatio degli Istituti di Perfezione, pp. 1166-1180. Anche Sparrone faceva parte della comunità delle Dames di Roubaud cresciuta intorno a Douceline de Digne.

Fonti
Wikipedia e il libro di J.H. Albanès

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