Mechthild von MAGDEBURG (1208/10 – 1282)

Mechthild von Magdeburg, icona by Martina Bugada

Nasce nel 1208 o nel 1210 in una famiglia aristocratica della Sassonia. Fin dalla tenera età, a 12 anni, riceve la sua prima esperienza mistica di cui racconta nel suo libro La luce fluente della divinità (IV, 26). Questo evento la decide a lasciare la casa paterna molto giovane. Al convento di ragazze di lignaggio, preferisce una comunità di beghine a Magdeburgo, dove vi conduce una vita dedicata alla preghiera, alla penitenza e ai suoi straordinari incontri con Dio. Per circa 30 anni non parla delle sue esperienze, ed è solo nel 1250, su consiglio del suo confessore, il domenicano Heinrich von Halle, che inizia a scriverle su fogli sparsi, poi raccolti da Heinrich stesso. Così, intorno all’età di 40 anni, compone in basso tedesco un trattato “visionario” (la visione essendo considerata una delle forme di comunicazione divina) in prosa e versi il cui titolo è La luce fluente della Divinità, un testo che lo stesso Eckhart conoscerà in seguito. Lo completerà solo alla fine della sua vita. Questo lavoro le porterà degli ammiratori, ma anche molti avversari, specialmente tra il clero di alto rango (incluso il papa), che non aveva esitato a fustigare. Questa ostilità la costringe a 60 anni a lasciare la comunità di Magdeburgo per trovare protezione prima nella sua famiglia e poi nel convento cistercense di Hefta, con la badessa Gertrude von Hackerbon. Qui, invecchiata e sfinita dalle sue privazioni volontarie, trova un ambiente molto favorevole e un alto luogo di spiritualità. Nella pace di questo convento, completa il suo lavoro e muore, come monaca cistercense, nel 1282.
La maggior parte dei critici letterari ritiene che il suo lavoro, già ben noto, avrebbe ispirato a Dante Alighieri l’affascinante personaggio di Matelda che ci presenta nel Purgatorio, XXVIII, 34-48.
Machtheld diffonde la devozione al Sacro Cuore e questo non ci sorprende quando si pensa che lei è una delle mistiche più rappresentative della “mistica nuziale” (Minnemystik in fiammingo e Brautmystk in tedesco).

“I, 10 – Amando Dio, conquistiamo tre cose

L’uomo che vince il mondo
e toglie al suo corpo ogni volere dannoso
e vinci sul demone
è l’anima che ama Dio.

Se il mondo le inferisce un colpo,
il suo dolore non è grande.
Se la sua debolezza lo fa un po’ vacillare,
il suo spirito non se ne vuole ammala.

Se il demonio le rivolge lo sguardo,
l’anima non gli dà bado.
Lei deve amare ed amare
e di altro non si può curare»
(Mechthild di Magdeburg, La luce fluente della divinità, Ed.Giunti, Firenze, 1991, p.38)

Vedi anche: PANCIERA Silvana, Vedere con cuore : Mechthild di Magdeburg-Appunti, in Appunti di viaggio, n.130, gennaio-febbraio 2014

 

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