Beatas

Beata è il termine spagnolo per beghina. Esse sono qui riunite in ordine alfabetico:

Beatas de LLERENA (Estremadura)(XVI)
«Nel 1570 la Spagna fu testimone di un altro” slancio “dell’illuminismo in Andalusia e in Estremadura. Sebbene gli Inquisitori vedessero la nuova eresia come un continuazione della condannata pietà evangelica degli anni 1520 – 1530, questa volta posero decisamente più enfasi sulla sua presunta componente orgiastica. Secondo i documenti dell’Inquisizione, la dottrina illuminista sosteneva che “il baciare e toccare indecenti non sono un peccato”.
Le Beatas di Llerena, che furono infine condannate in un’auto da fe’ nel 1579, riportano visioni erotiche dell’umanità di Cristo e una “unione intima con Dio”. Con l’accusa del gruppo di Llerena, la pratica della preghiera mentale e il desiderio di unione con Dio vennero strettamente legati all’eresia” (Alison Weber, Teresa d’Avila and the Rhetoric of Femmininity (1996), p. 120)

Catalina GUIERA (XVe)
Era una ricca vedova ad Avila (Castiglia) che visse da “beata” (termine spagnolo per beghina) a partire dalla morte di suo marito. Ha dettato le sua volontà nel 1463 e ha preso accordi precisi per attribuire molte delle sue case per il sostegno duraturo delle compagne beatas.
(Laura Swam, The winsdom of beguines, p.44)

Marì DIAZ (c.1490 – 1572)
Nata a Vita (nord-ovest di Madrid), è stata altrettanto popolare  durante la sua vita come la contemporanea Teresa d’Avila. Marì visse come beata contro il desiderio dei suoi genitori, servendo i poveri quando non lavorava nella prospera fattoria della famiglia. Si trasferì ad Avila nel 1530, dopo la morte dei suoi genitori, in cerca di migliori orientamenti. Visse  intenzionalmente in uno dei quartieri poveri e rapidamente si fece una reputazione per le sue molte ore trascorse in preghiera, per l’estrema semplicità della sua vita e per la sua generosità verso i suoi vicini. Per un po’si trasferì con una certa riluttanza nel palazzo della vedova devota, ma intorno al 1565, si trasferì in un eremo- Molte persone dei dintorni di Avila venivano a cercare la sua preghiera di intercessione o a ricevere consigli spirituali. Testimonianze dopo la sua morte riferiscono che molti sostenevano che le peghiere di Marì avevano guarito malattie e curato l’infertilità. (Laura Swam, p.46)

Maria di AJOFRIN (15th)

Maria de Ajofrin, Marchante, Recuperado de http://catalogodesantasvivas.visionarias.es/index.php/Mar%C3%ADa_de_Ajofr%C3%ADn

Era nata a Ajofrin, vicino a Toledo. All’età di quindici anni ha una visione che l’ispira a congiungersi alle beatas di San Pablo. Si diceva che continuasse a ricevere visioni e profezie, molte delle quali incentrate sulla necessità di una riforma della chiesa. La visione più significativa che riferì avvenne nel 1484, quando Cristo ordinò a Maria di incaricare l’arcivescovo Mendoza di Toledo di sradicare i cinque peccati dei chierici immorali che”crocifiggono quotidianamente Cristo”: mancanza di fede, avidità, lussuria, ignoranza e insufficiente devozione per le cose sacre. Grazie alle sue stimmate, segno di autorità diretta di Dio, l’arcivescovo l’ascoltò e iniziò così un movimento di riforma (Laura Swam, p. 45)

Maria DAVILA (+ 1511)
Era nata ad Avila ed era rimasta vedova due volte senza figli. Successivamente, nel 1494, si unì ad altre dodici beatas a Calabazanos (a nord di Madrid). Usò la sua ricchezza per aiutare diverse case religiose e ricostruire diversi santuari. Nel suo testamento, scritto nel 1502, destinò alcuni dei suoi possedimenti per una nuova fondazione di Clarisse.

Maria GARCÍA (1340-1426)

Maria Garcia conversando con Fray Fernandez Pecha, Recuperado de http://catalogodesantasvivas.visionarias.es/index.php/Mar%C3%ADa_Garc%C3%ADa

Nasce a Toledo da nobili genitori. Da bambina andava in un luogo segreto per pregare e raccoglieva gli avanzi dal tavolo di famiglia per donarli ai poveri. Nella sua adolescenza, lei e la sua compagna, la vedova Mayor Gomez, chiedevano l’elemosina (contro i desideri delle loro famiglie) per le strade di Toledo – persino nella cattedrale – per conto dei poveri.
Desiderose di sfuggire al loro lascivo re, Pedro I, si spostarono a Talavera e tornarono a Toledo solo dopo la sua morte. Lì si unirono ad altre beatas nel loro servizio per i poveri e nella preghiera. Con la sua eredità, Maria fu in grado di acquistare una casa per le beatas e la chiamò San Pablo. Trascorse i suoi anni successivi esortando le donne di Toledo a una vita più semplice e orante, e aiutò anche a edificare case religiose e a sostenere i poveri. (Laura Swam, p.45)

Maria de TOLEDO (1437- after 1484)

Maria de Toledo, Recuperado de http://catalogodesantasvivas.visionarias.es/index.php/Mar%C3%ADa_de_Toledo

Nasce da nobili genitori ed è sposata contro la sua volontà. Vedova senza figli, si associa ad alcuni Francescani locali e inizia a vivere la vita di beata. Con la sua compagna, Juana Rodriguez, visita i malati, fornisce doti agli orfani, nutre e veste i poveri e paga i debiti di coloro che sono in prigione. Coltiva anche una vita profondamente contemplativa, incluso il vivere come reclusa per un anno. Apparentemente ha ricevuto molte visioni e rivelazioni. Con la ricchezza della sua famiglia, Maria alla fine ha istituito un ospedale in cui, aiutata dalle sue compagne, si prende cura dei malati. Anche lei quasi morì di malattia, probabilmente una malattia che aveva contratto mentre si prendeva cura dei pazienti. Dopo alcuni anni di convalescenza, Maria usò la sua fortuna per fondare un convento per terziarie francescane e nel 1484 divenne lei stessa una Clarissa,

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