Béatrice de NAZARETH (+/-1200-1268)

Nasce a Tinen (Tirlemont – Belgio) intorno all’anno 1200. Non c’è accordo sull’origine sociale dei suoi genitori, ma l’ipotesi proposta da Roger De Ganck, che ha maggiormente scritto su di lei, li presenta della classe media. Beatrice è la più giovane di sei figli. Riceve la prima educazione dalla madre che purtroppo muore quando lei ha solo sette anni. Per questo il padre la conduce nella vicina città di Zoutleeuw (Léau) per vivere con un gruppo di beghine. Non sappiamo granché di questo periodo se non che fu un soggiorno molto ricco di affetto reciproco. È per questa “infanzia beghinale” che Beatrice, pur avendo optato per una scelta monastica, ha il suo posto in questa galleria biografica.
Rientrata a casa, manifesta come le altre tre sue sorelle il desidero di vivere una vita monastica e per questo viene portata, già all’età di 10 anni, nel monastero cistercense di Bloemendael (o Florival) come oblata. A 15 anni è novizia, benché in genere fossero richiesti i 18 anni. Nell’aprile 2016, pronuncia la sua professione monastica e trascorre tutta la sua vita in seno alla comunità cistercense divenendo nel 1237 la badessa del monastero di Nazareth, fondato l’anno precedente dal padre, dove elle vi resterà fino alla sua morte, avvenuta il 29 agosto 1268.
Beatrice è intellettualmente brillante, dotata di senso artistico e di eccezionale memoria, applicata nello studio, conoscitrice del latino e familiarizzata coi trattati teologici (da Agostino ai suoi giorni), Subito dopo la sua professione monastica, è inviata nel convento della Ramée per impararvi l’arte della scrittura e della miniatura in vista di scrivere e illustrare i libri necessari alla sua chiesa. Ma è a Nazareth, alle porte di Lierre, nell’abbazia di Notre-Dame dove è stata inviata, che scrive la sua esperienza mistica nel “I sette modi di amare Dio” (« Seuen manieren van Heilige »), testo pubblicato nel 1926. In quest’opera redatta nel dialetto del Brabante, Beatrice riferisce la sua esperienza di Dio tracciando un percorso che riassume la forma più elevata di unione tra Dio e la creatura attraverso l’amore. I sette “modi”, come altrettanti gradini, costituiscono un cammino unitivo dell’anima, la quale, provando l’esperienza d’amore, comprende al tempo stesso che questa può realizzarsi per l’uomo unicamente se riconosce che proviene da Dio e a Lui si orienta.
Verso la fine del 1267, cade gravemente malata, al punto che il 29 agosto 1268 riceve l’estrema unzione e muore dopo la comunione. Viene sepolta a Nazareth. Probabilmente è la sua stessa comunità che affida la redazione della Vita Beatricis, pare, a Guillaume d’Afflighem nel 1297, benché sia riferita a un autore anonimo. Gode del titolo di beata e viene ricordata il 29 luglio.
Una breve storia di lei di trova anche in Lilia”, scritto dallo stesso Henriquez che ha redatto la vita di Ida di Nivelles.
È a Beatrice che dobbiamo l’espressione agire senza perché, utilizzata da Mastro Eckhart e più tardi ripresa da Jacopone da Todi e da Santa Caterina da Genova: amare Dio senza perché.
Descritta da Gaspard de Crayer nel XVII° secolo come una giovane graziosa e sana, si era a tal punto “mortificata” da diventare un relitto dato che “si era data, soprattutto agli inizi della sua vita religiosa, delle penitenze straordinarie” (Paul De Jaegher, p.43)

Fonti: Paul De Jaegher, S.J., Anthologie mystique, Desclée De Brouwer, Paris, 1933,
Franco Paris e Elena Tealdi, I sette modi di amare Dio. Vita di Beatrice, edizioni Paoline,2016
Immagine : wikipedia

 

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