Angelica BONFANTINI (+1244)

Intorno all’anno 1190, Angelica decide di lasciare la sua agiata famiglia (il padre Caicle di Bonfantino e la madre Bologna) e di ritirarsi come eremita su un terreno del Colle della Guardia datole dalla famiglia. Negli anni successivi si forma una comunità e nel 1194, l’allora vescovo di Bologna, Gerardo Ghisla, su ordine di Celestino III, pone la prima pietra di quella che sarà la Chiesa di San Luca.
Possiamo parlare di Angelica come di una beghina ? A mio parere, si. In « 101 donne che hanno fatto grande Bologna »,  Serena Bersani scrive: “non è chiaro in quale ambito delle istituzioni religiose si sia collocata Angelica. Di certo non fece professione di voti a una determinata regola, ma era una donna che si era convertita alla vita religiosa, votata all’eremitaggio e in seguito alla costituzione di una forma comunitaria di tipo cenobitico. Pur non appartenendo a una struttura religiosa istituzionalizzata, ebbe sempre l’approvazione della sede apostolica e del vescovo di Bologna” (p.25) Si legge inoltre che ricevuti i terreni in dono dalla madre, Angelica decise due anni dopo di farne dono ai canonici di Santa Maria di Reno “riservandosene l’usufrutto a vita a patto che l’aiutassero a costruire la chiesa e il monastero che avrebbe poi ospitato gli stessi canonici”. L’atto fu formalizzato davanti al notaio il 30 luglio 1192. Presto però iniziarono le liti coi canonici e Angelica riuscì a farli partire grazie a una bolla papale. I possedimenti passarono sotto la giurisdizione della Santa Sede. Morto il padre, la madre comprò altri terreni sul colle e il suo esempio fu imitato da altri benefattori bolognesi. Alla morte dell’anziana Angelica nel 1244, la chiesa e il monastero erano già ben consolidati e pronti a trasformarsi da comunità eremitica a comunità monastica.

Fonte : Serena Bersani, 101 donne che hanno fatto grande Bologna » , Newton Comptoir Editori, 2012

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